Testimonianze

Testimonianze

Ciao,

mi chiamo Mara, ho 52 anni. Sono sposata ed ho due figli. Proverò a raccontarvi il trascorso di qualche anno della mia vita provando ad essere il meno prolissa possibile. Tutto ha inizio nel gennaio 2012, rientro da Roma e comincio a stare sempre più male. Già da tempo avevo problemi. Le mie ossa facevano i capricci, di conseguenza ero seguita da un ortopedico da qualche anno. Ma stavolta sentivo che era qualcosa di diverso, i dolori erano diffusi contemporaneamente in tutto il corpo. Avevo sempre mal di gola e stranamente ero stanchissima. Nonostante non mi reggessi in piedi continuavo a fare la vita di sempre: figli, casa, lavoro ecc.. Decido di fare un controllo dal medico di famiglia, che mi dice: “è l’influenza del periodo. Non fare nulla poiché deve fare il suo corso”. Pensate che la cosiddetta influenza me la sono portata dietro per mesi. Ogni volta le stesse parole: riguardati e non prendere farmaci. Sono sempre stata una persona combattiva e per niente esagerata. Mi dava enormemente fastidio non essere creduta. Così non convinta, mi rivolgo ad un otorino che nell’immediato mi dice di avere la mononucleosi,per sicurezza faccia il test. Risultato positivo. A questo punto chiamo un infettologo per capire il perché di quella infezione. Viene chiamata malattia del bacio! Non poteva avermela trasmessa nessuno e tanto meno mi era capitato di bere in bicchieri o bottiglie di altre persone. Ma non è sempre così, può capitare di prenderla avendo un calo delle difese immunitarie. Come devo curarla? La risposta? Tanto riposo, deve fare il suo corso.

Fine aprile parto per Cascia, luogo dove mi recavo due volte l’anno, perché Santa Rita è riuscita a farmi ritrovare la voglia di credere e di pregare. In quei giorni comincio ad avvertire dei forti dolori alla spalla ed al braccio destro e cominciavo a non appoggiare bene i piedi per terra. Quindi prendo appuntamento dall’ortopedico. Dopo vari esami ne esco con un edema e borsite alla cuffia della spalla che mi porterò dietro per anni. Mi consiglia di lasciare per un po’ il lavoro e di fare ulteriori esami genetici tenendo conto della mononucleosi che avevo. Ad esami finiti, non sorpreso dei risultati, mi fa salire a Roma nella struttura dove opera per farmi visitare da un reumatologo-immunologo. Esami-esami e mi viene diagnosticato il lupus-like. Like perché ancora dovevano stabilire quale fosse di preciso. Cominciano a farmi prendere Plaquenil e cortisone. Non convinta contatto nella stessa città un luminare di reumatologia-immunologia che mi dice: “non credo sia lupus, ma faccia la cura che le hanno prescritta e tra sei mesi ripetiamo tutte le analisi per confrontare i valori”.

Trascorso il tempo stabilito tutto comincia a rientrare nella norma. Via libera, si scalano i farmaci. Togliere il Plaquenil non mi portava fastidio, ma il cortisone non potevo. I dolori continuavano ad essere persistenti. Così ho affrontato l’inverno imbottendomi di cortisone, antidolorifici, rilassanti. Il prof. mi diceva telefonicamente cosa prendere. I dolori non passavano e la stanchezza continuava. Una cosa era certa, mi stavo intossicando. Nel frattempo comincio ad avere forti dolori allo stomaco. Ancora esami: ernia-iatale. Ritorno dall’ortopedico, non riuscivo a lavorare, alla spalla sembrava mi conficcassero chiodi. Contratture ai lati della cervicale compromettevano la colonna perché tenevo una postura sbagliata a causa dei dolori. Mi manda a fare l’ennesima risonanza dove risulta una sospetta mielopatia alla cervicale ed alla spalla dovevo continuare a fare terapia per far riassorbire il liquido. Quindi, ancora niente lavoro, né sforzi in generale. Chiamo il reumatologo chiedendogli un appuntamento, stavo molto male, non sentivo nessun tipo di farmaco. Non mi credeva, pensava fossi paranoica. Continuavo a dirgli che lui non era il primo pensiero al mattino e che non mi soddisfava prendere farmaci non avendo giovamento. Appuntamento fissato, partenza per Roma a maggio e nel contempo mi mandano a fare una risonanza con il mezzo di contrasto all’encefalo, cervicale, colonna e lombare, in seguito alla visione del cd che riportava la sospetta mielopatia. Anche questo esame in un centro specializzato della capitale. Lo staff era allertato, ma con grande sorpresa per tutti, l’esito è stato negativo. Mi reco finalmente dal prof. che appena mi vede rimane a guardarmi scioccato e mi dice: “signora ma lei sta veramente male!” Rispondo: “ma veramente pensava che mi sarei inventata malesseri non esistenti?” Ero diventata quasi rigida, giravo poco la testa, facevo fatica a camminare ed avevo perso dieci chili. Mi visita e mi effettua la digito pressione, che è la tastazione di 18 punti (chiamati tender-points) e se uno su 18 sono dolenti l’esito è positivo. “Signora lei ha 18 su 18, è affetta da fibromialgia con sindrome della stanchezza cronica. Sarebbe stato meglio che avesse l’artrite reumatoide almeno avrei avuto una cura da darle. Di questa malattia non sappiamo niente di preciso, vi sono solo cure palliative. Purtroppo respinge tutti i farmaci. L’unica cosa che sappiamo e che in genere viene fuori dopo una mononucleosi.” Cosa avreste fatto al posto mio? Io me ne sono tornata a casa con l’intento di continuare a lottare e sconfiggere questo brutto male che mi stava divorando.

Continuo a dimagrire ed oltre allo stomaco, si aggiungono spasmi all’addome. Ritorno dall’ortopedico per fare l’infiltrazione di acido ialuronico alla spalla. Non mi trova per niente bene e mi consiglia di andare da un gastroenterologo perché visitandomi sente che all’addome qualcosa che non va c’è. Nell’attesa di fare la colonscopia, vado a Potenza da un altro reumatologo-immunologo per sentirmi dire le stesse cose degli altri. Rientro e faccio l’esame, polipo all’intestino tenue. Altro ricovero. Intanto le mie ricerche per curare la fibromialgia continuano, passo le notte davanti al computer. Chiamo anche in America per un consulto. Mi consigliano di trovare un centro dove curano con la cannabis terapeutica perché è l’unica soluzione. Ma avrei dovuto andare all’estero. Dopo qualche mese riesco a prendere appuntamento con un anestesista di Pisa, poiché in Toscana viene data l’autorizzazione per fare questo tipo di cura. Oramai ero pronta a fare la qualunque per riprendermi, così inizio la nuova terapia. Inizialmente sembrava rispondessi bene, ma dopo un mese torno a stare come prima. Continuavo ad aumentare le gocce, sempre sotto il controllo dello specialista. Al rilassante muscolare si aggiunge l’analgesico per la cervicale, antidepressivo e sonnifero. Cominciavo a non reagire più. Mi pesava fare tutto. Non lavoravo, non ero madre, moglie, figlia. Pensavo che non ne sarei più uscita. Per i forti dolori mi era stata aggiunta anche la morfina. Passavo tutto il giorno tra letto e divano.

Una sera guardando la Strada dei Miracoli, un programma su rete 4, vedo un servizio su Madre Speranza.. mi sento immediatamente attratta da quel viso così gioioso. Mi trasmetteva sicurezza e sembrava mi dicesse: “vieni da me che ho voglia di stringerti tra le mie braccia”. Non immaginate come si sono sentita quando ho scoperto che Collevalenza si trova vicino Cascia, c’ero stata qualche giorno prima. Precisamente il 22 maggio per la festa, eravamo in giugno. Ma soprattutto a Perugia, dove negli anni precedenti ero stata di continuo. Fino a quel momento non conoscevo l’esistenza di questo magnifico posto. Nell’immediato ho detto a mia madre che dovevo recarmici al più presto perché tuffandomi in quella piscina sarei guarita. Comincio a parlarne con gli amici esprimendo la ferma convinzione che dovevamo organizzarci. Mi deviano,proponendomi di andare a Lourdes,accetto mal volentieri,ma una serie di eventi fa saltare il viaggio. Nel contempo mia cognata stava provando ad organizzare un pellegrinaggio per Medjugorie e me lo propone. Era il mio sogno ed accetto. Peró i dolori erano diventati così devastanti che dopo qualche giorno mi tiro indietro. Mia cognata dispiaciuta mi risponde che non ero la sola e se volevo conoscere la guida spirituale che ci avrebbe accompagnati. Lo stava aspettando per dirgli che purtroppo doveva essere posticipato. Nel pomeriggio arriva e le dice di stare tranquilla che non ci sono problemi.
Anzi, ci invita a partecipare ad un pellegrinaggio che stava organizzando per chiudere l’Anno Giubilare della Misericordia. Chiedo dove e mi sento dire: Collevalenza. Non riesco a spiegarvi come mi sono sentita. Il cuore sembrava si fosse fermato. Avevo tremore in tutto il corpo e poi la gioia ha preso il sopravvento. Immaginerete la mia risposta! Saró con voi, ci verró anche a strasciconi. Era luglio, per quanto la mia famiglia e gli amici mi usassero mille attenzioni, non mi sentivo per niente felice ed soddisfatta. Ero diventata apatica. Non mangiavo, non dormivo. Non avevo voglia di niente. Mi limitavo ad uscire ogni tanto per farli contenti,se le studiavano tutte pur di farmi alzare dal divano. Ma lasciavo sempre tutti scontenti,perché la Mara solare e scherzosa di un tempo non c’era più. Erano turbati del mio cambiamento. I miei figli non potevano neanche abbracciarmi che urlavo, ero tutta un dolore. Io che amavo tanto coccolare ed essere coccolata. Immaginate come potevo sentirmi! Una nullità. La mia vita era diventata un peso,non solo per gli altri,ma soprattutto per me stessa. Non potevo sopportarlo. L’unica cosa che alimentava la mia voglia di reagire era il viso di Madre Speranza. Non facevo altro che ripetere:Signore mio dammi la forza di andare. Finalmente arriva il giorno della partenza, 21 agosto 2016, mi sentivo molto carica ed impaurita allo stesso tempo. Mi ha accompagnata una mia amica che appena ha saputo, ha voluto stare al mio fianco e condividere la mia gioia per un posto che neanche conoscevo.

Nel programma la visita al Santuario dell’Amore Misericordioso doveva essere il 25, ma al capogruppo arriva una chiamata che ci porta direttamente a Collevalenza. Scendendo dal pullman i miei occhi si posano sulla statua di Madre Speranza che si trova davanti all’ufficio informazioni. Era come se mi dicesse: “finalmente sei arrivata figlia mia!” Erano le 7.30, avevamo viaggiato tutta la notte, non avevo chiuso occhio. Eppure mi sentivo in formissima, come se avessi fatto un bel sonno ristoratore in un bel letto comodo. Cominciamo col vedere il video che racconta la storia che racconta la storia della nascita del Santuario e di Madre Speranza. Io annuivo tenendo gli occhi fissi allo schermo. Conoscevo tutto perché avevo passate intere giornate a leggere tutto ciò che trovavo su internet. Seconda tappa: la confessione. Poi la Liturgia delle Acque e finalmente ci mettiamo in coda, recitando il Santo Rosario, per accedere alle vasche. Il momento tanto atteso era arrivato. Ero agitata e non capivo nulla. I minuti che passavano mi sembravano delle ore. Osservavo le persone che uscivano dopo l’immersione e cercavo di capire dal loro atteggiamento come stavano. Mi domandavo cosa avessero provato. Beate loro mi ripetevo. Il mio cuore batteva sempre più forte.

Pian pianino mi sono ritrovata davanti alla porta, toccava a me. Entro nello spogliatoio e mi preparo. Scusatemi, ma ho un ricordo vago di quello che mi è stato chiesto o come mi sono mossa. Mi sentivo sulle nuvole, ero avvolta da un qualcosa che mi teneva sospesa per aria. Le parole che mi risuonavano in testa erano: Pace nel cuore, Pace nel cuore. Come in trance mi rivesto ed esco. Fuori ritrovo la mia amica che mi chiede “com’è andata?”. Boh! Non lo so! Non trovavo le parole, ero in uno stato confusionale ma nello stesso tempo di benessere. Mah! Avrò fatto la figura della cafona con le volontarie. Corriamo! Sta per iniziare la Santa Messa. Alla fine della celebrazione pranziamo e quando dicono di corsa sul pullman, pensando che non saremmo tornati, faccio una corsa alla Cripta per dare un’abbraccio ed un bacio alla cara Madre Speranza. Che mi aveva attirata a lei ed ancora non avevo neanche visto dove fosse e poi a prendere l’acqua. Pensate che il gruppo non si era accorto che mancavamo sull’immediato. Ci rintracciano telefonicamente e tornano indietro. Ci rechiamo a Foligno, dove avevamo l’albergo, con davanti altri 6 giorni di pellegrinaggio. La chiamata che ci ha fatto anticipare l’andata a Collevalenza ci ribalta il programma. Di conseguenza l’indomani ci rechiamo a Cascia per far visita a Santa Rita. Nel pomeriggio ritorniamo da Madre Speranza per visitare il Monastero, luogo dove ha vissuto. Attraversare la Porta Santa e così ammirare il bellissimo Crocifisso. Poi lunga sosta alla Cripta ed infine facciamo la Via Crucis. Tutto nella norma, eravamo in continua preghiera! Rientriamo in hotel. Quella notte, poco dopo le 3, una forte scossa ci butta giù dal letto. Era il 24 agosto 2016, terremoto con epicentro ad Amatrice. Volevo starmene a letto, ma ci invitano a recarci giù per metterci in sicurezza. Cosa strana ero tranquillissima, non avevo per niente paura. Guardando la tv al rientro in camera, ci rendiamo conto del disastro che si era creato attorno a noi. Ci informano che l’anticipo a Cascia ci ha permesso di andarci, al contrario non avremmo potuto farlo perché era tutto bloccato. Continuando il nostro peregrinare passano i giorni. Rientro a casa il sabato sera 27 agosto, con grande meraviglia ce l’avevo fatta. Giorni pieni camminando tanto e dormendo poco. I miei cari erano preoccupati, pensavano fossi distrutta. Invece, con grande sorpresa per tutti, i giorni a venire erano sempre una nuova scoperta. Cominciavo a stare meglio. Contatto l’anestesista per eliminare la morfina, sentivo che non ne avevo più bisogno e così è stato. Gradatamente l’ho sospeso. Ma ancora non ero soddisfatta. Lo richiamo, questa volta per scalare le gocce di cannabis terapeutica. In quell’occasione non è d’accordo. “Signora, ragioni. Se lei comincia a stare meglio è perché abbiamo titolato la terapia”. “Prof mi creda, qualcosa è cambiato dentro di me. Sento di non avere più bisogno di farmaci. Stavo male anche prendendoli, che mi cambia, se avrò problemi ricomincerò”. “Non lo faccia!” “Lo farò e prendo la responsabilità delle mie azioni”.

Ad un mese di distanza le gocce che prendevo erano pochissime. La mia mente va a mille. Mi chiedevo ripetutamente se stavo facendo la cosa giusta. Recitavo il Santo Rosario tutti i giorni con le riflessioni di Madre Speranza e la novena dell’Amore Misericordioso, continuando a bere l’acqua che avevo portato, chiedendo: “Madre Speranza mia ti prego fammi capire, dammi un segno. Quello che sento è reale o è solo una mia convinzione? Ci sono tante persone che stanno peggio di me, perché proprio io? Volevo chiederti di morire, ma la mia mente non me l’ha permesso!”… Dopo qualche giorno, trovo il coraggio di ricontattare il prof. e gli annuncio che intendo sospendere definitivamente la terapia. Mi chiede se sto scherzando! A quel punto si arrabbia tanto. Stavo riacquistando la mia sicurezza ed in modo determinato gli dico: “non so se lei è una persona di fede e se mi crederà. La mia vita è cambiata perché sono stata miracolata”. Rimane senza parole e mi rinnova di continuare. Resto nella mia convinzione e aggiunge: “ok, se dovesse avere bisogno di me, non si faccia problemi a contattarmi”. “Va beh! Le farò sapere”. Elimino tutto e riprendo la mia vita gradatamente. Approfittavo del mio benessere, avevo già perso tanti anni che ogni cosa in più che riuscivo a fare, mi spingeva ad andare oltre. Passavano i giorni e mi convincevo sempre di più che ero guarita. Di conseguenza comincio a parlare con tutti dell’esperienza che avevo vissuta. Volevo gridarlo al mondo intero. Alcuni rimangono estasiati ascoltandomi, in altri scorgevo dietro i loro occhi incredulità. Alla fine di ottobre parto per un altro pellegrinaggio.

Da quel 22 agosto faccio parte del gruppo di preghiera “a Gesù per Maria”. La mia vita è cambiata. Sul display del mio telefono metto una foto di Madre Speranza, la voglio sempre con me, fa parte di me. Così mi chiedono, “chi è la suora sullo sfondo?” e ne approfitto per farla conoscere. Non mi stanco mai di parlarne. Non pensate che nella mia famiglia sia tutto rose e fiori! Tanti grossi problemi provano a turbare la mia esistenza, come in tutte le case. Ma io ho in cuore una grande pace ed affronto tutto con serenità. Che non è mia. Sono rinata. Pensate che festeggiando l’entrata del 2017, mio figlio maggiore scoppia in un pianto dirotto. Gli chiedo: “perché?” Mi risponde: “mamma sono lacrime di gioia, non credevo arrivassi al nuovo anno”….. non prendo più farmaci. So di avere discopatie ed un ernia alla cervicale ed alla schiena. Il bacino si è abbassato su un lato. Ho le ginocchia bucate, ecc… ma non ho dolori. Ho ripreso i chili persi. Mi occupo con soddisfazione della mia famiglia apprezzando di più il ruolo di madre e moglie. Ho ripreso a lavorare dopo 3 anni di fermo. Mi sento molto fortunata. Sono una prescelta poiché la mia forza viene dall’alto. Grazie all’intercessione di Madre Speranza di Gesù. Dopo un anno ho sentito il bisogno di ritornare a Cascia per ringraziare Santa Rita, dove ho avuto la prima conversione e far conoscere Collevalenza a chi non ne sapeva neanche l’esistenza. Così mi improvviso organizzatrice con il supporto della mia guida spirituale.

Il 30 settembre partiamo con 46 persone e solo in 6 eravamo già stati da Madre Speranza. Non posso trasmettere la gioia, le lacrime e le tante altre emozioni che il gruppo che mi sono portata dietro ha provato, poiché ognuno ha raccontato la propria esperienza. I ringraziamenti continuano anche oggi. Vi basti sapere che ho già un pullman pieno che aspetta primavera per ritornare al Santuario dell’Amore Misericordioso. Ma stavolta per starci qualche giorno e poter vivere appieno la magia di quel posto fantastico. Ho lasciato per ultimo, e non è per niente l’ultimo, l’incontro con il fautore della mia testimonianza. Torniamo al pellegrinaggio del 30 settembre….. dopo aver fatto il bagno e questa volta sveglissima, sento la necessità di confessarmi, non avevo fatto in tempo a farlo prima. Aspetto il mio turno ed incontro don Pier Luigi Boscherini. Mi trasmette tanta fiducia da subito. Dopo l’assoluzione mi da il suo numero di telefono dicendomi: “cara figlia,quando sentirai voglia di sfogarti chiamami”. Al rientro lo contatto subito, in modo che non si dimentichi di me. Così conoscerlo meglio mi ha fatto trovare il coraggio di mettere la mia storia su carta….. una cosa che ancora non vi ho detto è che in quegli anni bui avevo perso la concentrazione. Mentre parlavo, dimenticavo quello che volevo dire, non riuscivo a completare una frase. Mi bloccavo di continuo. Immaginate riuscire a scrivere! La mia mente era piena di tante cose ma non potevo esprimerle. Adesso ho riacquistato la mia dialettica, come avrete avuto modo di constatare. E come diceva la mia cara e dolce salvatrice Madre Speranza “TODO POR AMOR”.

Non vi sembra che fosse necessario trasmettere un messaggio d’amore così importante?

Con affetto Mara.

P.s. Testimoniate l’Amore Misericordioso della nostra cara Madre Speranza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *